Realtà aumentata strategica per le vendite dei brand della moda
Una funzione che permette di vedere immagini digitali generate da un computer interagire con la realtà ‘vera’: la realtà aumentata sembra aver trovato nella moda un settore di applicazione ideale.
Era il 1901 quando L. Frank Baum, già autore del “Meraviglioso mago di Oz”, nel suo libro “The Master Key - An Electrical Fairy Tale” immaginava occhiali che permettevano di leggere lettere sulle fronti delle persone, rivelatrici della loro indole. Per trasformarsi da “favola elettrica” a vera tecnologia, la realtà aumentata ha dovuto aspettare almeno fino agli anni Sessanta, e il 1990 per avere il suo nome, coniato da Tom Caudell, ex ricercatore di Boeing.
Si tratta di una funzione che permette di vedere, tramite un dispositivo, immagini digitali generate da un computer interagire con la realtà “vera”: se finora era stata di nicchia, grazie al suo incontro con gli smartphone, ora la realtà aumentata è pronta a evolversi in strumento “mass market”, con anima commerciale, e che sembra aver trovato nella moda un settore di applicazione ideale. Provare un make up sul proprio viso, inquadrare un bel paio di scarpe ai piedi di un passante ed essere subito indirizzati all’e-store del loro brand, scoprire la filiera di un prodotto, esaminare a 360° un look in passerella, entrare in un negozio ed essere accolti da una cascata di fiori virtuali: fra opportunità per l’e-commerce e pura ludicità, le applicazioni della “ar” sono potenzialmente infinite.
Secondo Digi Capital il business della realtà aumentata e di quella virtuale (quest’ultima più complicata e costosa perché crea contesti nuovi, invece di rendere più ricchi quelli esistenti) raggiungerà i 150 miliardi di dollari entro il 2020. E il 49% di un campione di consumatori intervistati in ottobre da DigitalBridge si aspetta che entro sei mesi i retailer aggiornino le loro app con funzioni di realtà aumentata.
Ad aver scommesso sul fenomeno sono stati anche giganti del tech come Apple e Google, che hanno messo a punto due piattaforme di “ar”, rispettivamente ARkit e ARcore, da usare con i democratici smartphone. A ottobre, poi, su Vogue Us è stata pubblicata un’intervista a Tim Cook, ceo di Apple, incentrata proprio sulla realtà aumentata: «Con il tempo diventerà una funzione chiave come avere un sito web», ha detto.
Pochi giorni prima, Burberry aveva presentato la nuova app (con tecnologia Apple) con cui applicare alla realtà immagini “Burberry-inspired” dell’artista Danny Sangra; anche Sephora, Dior, L’Oréal, Anthropologie, Nike hanno rinnovato le loro app con l’ar, e Yoox ha applicato questa funzione su alcune borse, occhiali e gioielli che si possono “provare” con lo smartphone.
Il prossimo passo evolutivo della realtà aumentata potrebbe essere la sua associazione con l’intelligenza artificiale, per poter personalizzare ancora di più lo shopping. Visioni futuriste da nerd? «Tutto nella vita è strano finché non ti ci abitui». Parola di L. Frank Baum.
(di Chiara Beghelli, Redazione Il Sole 24 Ore)