L’eCommerce è donna: le italiane spendono sempre più online
La crescita percentuale delle vendite e-commerce è stata del 35%, soprattutto per i marchi di lusso, con una previsione di crescita nel lungo raggio a ritmi sostenuti. La donna è il vero driver di tendenze e di cambiamento.
La donna è il vero driver di tendenze e di cambiamento, ma soprattutto di innovazione
Forse a volte dimentichiamo qual è il ruolo delle donne. Parlando in termini evoluzionistici Darwin ci insegna che la donna ha il compito di portare avanti la specie. Ma le donne svolgono un ruolo, il più delle volte inconsapevolmente, di innovatrici. O meglio di spinta all’innovazione.
Portano avanti la specie anche sotto il profilo tecnologico e innovativo tramite i propri desideri, bisogni, necessità. Ne orientano il mercato e i vari trend. Ne è un esempio lampante l’industria della moda, oggi forse il settore dove maggiormente l’innovazione digitale si è sviluppata portando fino alla creazione di nuovi posti di lavoro.
L’avvento di internet ha cambiato le abitudini di acquisto, di esposizione dei prodotti e di conseguenza ha cambiato il mondo della moda. Ma questo non si sarebbe verificato se non fosse stato per soddisfare il cliente ultimo: cioè la donna! Oggi infatti i servizi offerti dalle boutique si integrano con quelli virtuali, dove la creazione, la produzione, la sponsorizzazione e consegna di un capo avviene in un modo sempre più innovativo e digitale per un volume di affari, solo nell’e-commerce, di circa 74 mld di euro.
Come sono cambiate le abitudini d’acquisto
In particolare, secondo i dati forniti da una ricerca condotta da Imrg e Capgemini, la crescita percentuale delle vendite e-commerce è stata del 35%, sopratutto per i marchi di lusso, con una previsione di crescita nel lungo raggio a ritmi sostenuti. In questo panorama, ci sono stati brand che hanno visto crescere il proprio direct eCommerce del 149% solo nel 2015, mentre l’assets del wholesale, ossia la vendita mediata tramite marketplace, ha registrato un incremento per l’anno 2017 del 34% con un’incidenza totale sulla realtà wholesale del 15%.
L’innovazione digitale ha avuto un impatto esteso nel settore moda, forse il più esteso tra tutti i settori industriali, dove il giro di affari per l’Italia si attesta intorno a 66 mld di euro, ossia pari a 4% del Pil.
In tal senso, lo stesso Governo Italiano ha rilevato come il piano di politica industriale varato nell’ultima legislatura, chiamato Piano Industria 4.0, ha avuto il maggior impatto proprio nell’industria manifatturiera.
È stimato che nel prossimo anno gli investimenti in tale ambito saranno orientati per il 55% sul business intelligence, per il 41% sul cloud computing, per il 21% in internet of things e per il 14% in macchinari learning-artificial intelligence, in una prospettiva di impresa plasmata sempre di più sul modello della rivoluzione industriale 4.0.
In tal senso, il digital ha rappresentato una spinta propulsiva non solo per tutto ciò che riguarda la produttività e la customer experience ma anche nella creazione di nuove figure lavorative. Si registra infatti che dal 2013 al 2017 la richiesta di posizioni lavorative legate al digital, in ambito moda, è cresciuto del 280% dove tra le professioni più richieste troviamo: il Chief digital officer, il Data Scientist, il Cyber Security expert, il Big Data Analyst, il Manager Operations e Software Developer, rappresentando di fatto il settore dove principalmente sorgono nuove professione legate all’innovazione digitale.
Le sfide per i brand
Pertanto, le sfide per il futuro per i brand saranno incentrate principalmente sulle dinamiche che deriveranno dalla gestione complessa e sempre più diretta delle vendite online, rappresentando di fatto un assets strategico di crescita.
Sulla scia di tali considerazioni appare importante la notizia secondo cui, in questi giorni, il Parlamento Europeo ha approvato un insieme di norme che metteranno fine al geoblocking, ossia il blocco geografico che finora impediva alcuni acquisti online in base alla localizzazione dell’utente. In tal modo verrà favorito il mercato unico digitale con un’ulteriore spinta a livello europeo stimata per circa 415 mld all’anno.
Per gli utenti dell’e-commerce saranno molti i vantaggi, soprattutto in termini di convenienza economica, posto che a livello europeo le politiche commerciali di retailer non sono uniformi e di conseguenza comportano una differenza di prezzo significativa.
Tuttavia, non mancheranno le sfide che deriveranno dalla liberalizzazione degli acquisti, soprattutto a livello logistico, posto che non tutti i siti di e-commerce sono attrezzati per spedire in tutto il mondo, soddisfacendo gli utenti.
Ciò che emerge da tutte le considerazioni finora svolte è che il mondo della moda ha gli occhi puntati sulla cliente, la donna, quale driver di tendenze, di cambiamento ma soprattutto di innovazione.
(di Sarah Cantarella, Redazione NinkaMarketing.it)