Dalle tecnologie digitali il rilancio del settore fashion e lifestyle italiano
I grandi marchi italiani non sfruttano ancora appieno il digitale per migliorare la user experience negli acquisti online e nei negozi fisici. L’investimento IT è un fattore cruciale per consentire la crescita delle aziende.
I grandi marchi italiani non sfruttano ancora appieno il digitale per migliorare la user experience negli acquisti online e nei negozi fisici. Lo rivela una ricerca presentata all’evento milanese Netcomm Focus Fashion & Lifestyle assieme a consigli ed esempi virtuosi per sfruttare dati, cloud, AI e realtà virtuale nella creazione di nuovi servizi ai clienti
L’adozione delle tecnologie digitali nelle aziende della moda e del lifestyle, così importanti per il made in Italy, non è avanzata come sarebbe auspicabile. [..]
Non è una novità che sempre più persone facciano acquisti online: “Il numero degli e-shopper è cresciuto a livello globale da 1,77 miliardi del 2017 a circa 2 miliardi nel 2018 per un valore totale che quest’anno toccherà i 2.800 miliardi di dollari [fonte Statista, ndr] – spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm -. Un terzo della popolazione mondiale compra online e di questo terzo, più della metà lo fa nell’ambito della moda e del lifestyle”.
La spesa nell’e-commerce per capi d’abbigliamento, scarpe e accessori, vale 435 milioni di euro a livello mondiale, “con la prospettiva di una crescita del 12% annuo fino al 2022 – continua Liscia -, creando un nuovo contesto competitivo in cui l’innovazione digitale farà la differenza anche per le aziende italiane”.
Cosa significa? “Cambiamento dei prodotti, nuovi servizi, sistemi virtuali e weareable che producono informazioni e cambiano le modalità di contatto con il cliente”. Poiché i negozi tradizionali non scompariranno (il 63% degli acquisti avviene in modo tradizionale) occorrerà impiegare in essi più tecnologia per migliorare l’esperienza del cliente. “Negozio, e-commerce, comunicazioni social devono essere integrati in ottica omnicanale per rispondere alle nuove attese dei consumatori”, precisa Liscia. Il fatto che il 54% di tutti gli acquisti online sia fatto in Cina, segnala l’importanza dell’internazionalizzazione anche per le più piccole realtà del settore.
La digitalizzazione che serve al business
La trasformazione digitale delle aziende del fashion e del lifestyle non ha una sola ricetta per ogni brand o tipologia di clienti, ma ha in comune la necessità di un approccio omnichannel verso i clienti, la capacità di migliorare i programmi di loyalty e l’esperienza del negozio per poter proporre offerte in real time personalizzate, garantire la disponibilità dei prodotti e permettere pagamenti immediati.
Secondo un’indagine McKinsey fatta su professionisti del settore, la necessità d’investire nell’integrazione omnichannel/marketing digitale vede d’accordo il 60% dei rispondenti, CRM e programmi di loyalty il 34%, brand building e difesa del prezzo il 26%, mentre l’investimento IT per digitalizzare la value chain il 24%.
“L’investimento IT è un fattore cruciale per consentire la disintermediazione nella vendita, raccogliere grandi quantità di informazioni sui comportamenti e desideri dei clienti con cui creare offerte più coerenti – spiega Liscia -. Le tecnologie consentono di digitalizzare tutta la catena del valore rendendo i processi più efficienti e rapidi”. Lungi dall’essere un mero fatto tecnico, i pagamenti digitali, sono un aspetto centrale di ogni strategia omnichannel: “Sono il mezzo più semplice per identificare il cliente e ottenere dati utili per mapparne le abitudini e gestire meglio la relazione”.
Nella corsa verso il digitale, le aziende italiane devono accelerare: “Serve compiere un doppio salto di qualità – spiega Marc Sondermann, CEO & Editor-in-chief di Fashion Magazine ed eBusiness Magazine -, cambiando pelle, integrando il negozio fisico con l’online, impegnandosi per ottenere la massa critica necessaria a essere visibili a livello mondiale nelle nicchie d’interesse. La chiave di volta è nel roll-out delle competenze digitali per aumentare la reattività dell’impresa, mettere al centro il cliente e sfruttare le modalità digitali di comunicazione”.
Alessandra Domizi, Industry Head Retail di Google Italia, ha offerto esempi d’impiego delle tecnologie: “Digital assistant e intelligenza artificiale consentono di consigliare il consumatore, anticiparne e predirne i bisogni. Le impiega Zalando nel nuovo servizio Gift Finder che offre consigli a chi deve fare un regalo”. Le tecnologie digitali aiutano l’industria del fashion a personalizzazione l’offerta: “Proponendo i capi che sono più adatti allo stile di vita dei clienti, oppure fatti su misura – continua Domizi -. C’è chi realizza sneakers con suole fatte in stampa 3d”.
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(Di Piero Todorovich, Redazione ZeroUnoWeb.it)