Altagamma guarda ai prossimi 25 anni: "Anche il lusso si venderà online"
Un'indagine pubblicata per celebrare i primi 25 anni della fondazione che raccoglie i marchi italiani di alta qualità ipotizza un maggiore sviluppo nei prossimi decenni dei prodotti commissionati e venduti attraverso il web.
Un'indagine pubblicata per celebrare i primi 25 anni della fondazione che raccoglie i marchi italiani di alta e altissima qualità ipotizza un maggiore sviluppo nei prossimi decenni dei prodotti su misura, commissionati e venduti attraverso il web. "E' un ritorno ai rapporti personalizzati tra produttori e clienti"
ROMA - Il lusso si vende online: Altagamma, la fondazione che riunisce i marchi del Made in Italy di alta qualità, festeggia i suoi primi 25 anni, e in una pubblicazione che raccoglie gli interventi di imprenditori e analisti, da Andrea Illy a Michael Spence, da Massimiliano Fuksas a Ermenegildo Zegna, il saggio “Strategie per l’Italia di eccellenza”, si lancia a immaginare e forse anche progettare i prossimi 25 anni. E la tendenza più significativa, il cambiamento più importante, peraltro già in corso, è proprio questo: la fortissima crescita dei rapporti e delle vendite online.
L’ecommerce però non va pensato come una spersonalizzazione del prodotto e del rapporto privilegiato con i clienti. Anzi è l’esatto contrario, spiega Antonio Achille, senior partner di Mckinsey: “Può sembrare paradossale che la tecnologia aiuti a ristabilire relazioni ‘reali e personali’, ma i brand del lusso possono effettivamente ottenere benefici significativi dalle innovazioni per riacquistare con i propri clienti quel rapporto di autenticità che li caratterizzava storicamente”.
Già adesso, senza aspettare che passino i prossimi 25 anni, ricorda Andrea Illy, presidente di Altagamma, “l’esperienza è sempre più digitale, con il 75% degli atti d’acquisto che sono ormai digitally influenced, secondo quella pratica che è stata definita ROPO (research online, purchase offline) e che consiste nell’individuazione online degli oggetti di interesse e nel loro acquisto fuori dalla rete”. Ma in futuro il prossimo passo potrebbe essere invece quello dell’intera operazione di scelta e di acquisto di un prodotto di lusso, persino “su misura”, cominciata e conclusa online, e questo costituirebbe una fortissima spinta alle vendite dal momento che i prodotti di alto di gamma vengono acquistati da quelli che Piero Bassetti definisce gli “Italics”, “che hanno un legame privilegiato con l’Italia provando affinità con il nostro Paese”, e che abitano ovunque, e dunque non hanno magari frequentemente la possibilità di andare in un negozio, un atelier fisico.
Con il C2C, le vendite online consumer-to-consumer, si coniuga perfettamente anche l’industria 4.0, che sta creando un nuovo sistema integrato che “lega insieme i sistemi produttivi all’interno delle fabbriche, la logistica, i dati sui clienti e la progettazione”, osserva Achille. Tra i principali mercati del lusso, la penetrazione digitale al momento è più alta nel Regno Unito (12 per cento circa). La Cina è il principale mercato retail online, e rappresenterà anche il maggiore sbocco, nei prossimi 25 anni, secondo le previsioni di Altagamma, insieme agli Stati Uniti, per il Made in Italy di lusso.
Però in Cina per ora non si comprano online prodotti di lusso (lo fa solo il 16 per cento degli acquirenti): sarà questa la prossima sfida da affrontare, oltre a quelle poste dal sistema di governo, che rende difficili le esportazioni e facilita invece la produzione sul posto da parte delle aziende straniere. In ogni caso non si discute che l’online sia la via maestra: nel 2016 il giro d’affari delle vendite “pure” online è stato di 20 miliard di euro, l’8 per cento del totale, ma si calcola che nel 2025 si arriverà a 74 miliardi, un quinto dei consumi totali.
(Di Rosario Amato, Redazione Repubblica.it)