Riccardo Peruffo (Peserico): «Stiamo diventando grandi e sempre più internazionali»
Nato 60 anni fa, il Brand di womenswear made in Italy, anzi, made in Veneto, si sta facendo strada nelle piazze che contano, Stati Uniti in primis. E punta a un'ulteriore crescita, sia in termini di fatturato che di espansione internazionale.
Dici Peserico e pensi a un womenswear elegante ma informale, semplice e sofisticato insieme. Un gusto ricercato, 100% made in Italy, anzi, made in Veneto, il cui nome si sta facendo strada nelle piazze che contano, Stati Uniti in primis. Riccardo Peruffo, seconda generazione della famiglia (la mamma Maria Peserico fondò l'azienda nel 1962, partendo dai pantaloni da donna), insieme alla moglie Paola Gonella, direttrice creativa, sta lavorando per traghettare la società verso un’ulteriore fase di crescita, come racconta in questa intervista.
Siete nati quasi 60 anni fa a Cornedo Vicentino come piccolo laboratorio sartoriale. Cos’è oggi Peserico?
Abbiamo chiuso il 2018 a 75 milioni di euro e per l'anno in corso prevediamo una crescita di circa il 10%. Nel 2020 puntiamo a toccare i 100, nel 2025 i 200 milioni. Stiamo quindi passando da una piccola-media impresa a un'azienda medio-grande. Siamo reduci dall’inaugurazione di un nuovo stabilimento, con oltre 10mila metri quadri di magazino semiautomatico, con aree ad hoc per gestire wholesale (1.200 i multimarca clienti, ndr) e retail (15 i monomarca all'attivo, ndr). Stiamo investendo, soprattutto nelle persone. La nostra è una produzione a chilometro zero, coadiuvata da un polo a Carpi per la maglieria, e quest'anno abbiamo registrato tantissimi pensionamenti. Molti dipendenti che erano con noi da tanti anni hanno lasciato il posto a un'altra generazione di artigiani e tecnici, che però purtroppo facciamo fatica a reclutare. Per questo abbiamo istituito un'Academy interna: per formare nuove figure professionali, addette al taglio, al collaudo, allo stiro. Le scuole sfornano aspiranti stilisti, ma questi profili da inserire nella filiera produttiva sono introvabili.
Negli ultimi anni avete spinto molto su un key market come gli Stati Uniti: come procede?
Dopo aver aperto la nostra showroom, nel quartiere di Soho a New York, circa tre anni fa, abbiamo investito sull'alleanza con importanti department store e uno sviluppo retail, che ci ha portato all'apertura di otto monomarca, tra cui negli East Hampton, a Greenwich, Naples, Palo alto e Charleston. La road map è di raggiungere quota 15 negozi entro il 2020.
L'altra partita è in Asia: come vi state muovendo?
È un mercato di grandi opportunità ma difficile, che necessita di molte risorse. Basti pensare che in Cina il prezzo degli affitti è allineato agli standard europei. A Shanghai ci sono i nostri headquarters, con uffici e showroom, e anche il nostro primo monomarca. Continueremo a presidiare quest’area, ma intanto nel 2020 ci concentremo di più sul Vecchio Continente. Vogliamo portare la nostra insegna in piazze chiave come Vienna, Monaco, Bruxelles, Amsterdam, Madrid oppure Barcellona. In Germania siamo invece già ben posizionati e i feedback sono positivi. Ormai il 75% del fatturato lo realizziamo all'estero.
Nel 2019 avete anche fatto il grande salto nell'e-commerce...
Sì, ci riteniamo dei neofiti. Siamo partiti con Italia ed Europa e a breve estenderemo le vendite online anche agli Usa. Ormai quello digitale è un business imprescindibile e l’azienda ne vuole il controllo diretto. Vendere sui marketplace non fa per noi.
Il prossimo step?
Il lancio dell'abbigliamento maschile. È da un po' che ci pensiamo e credo che il 2021 potrebbe essere l'anno del debutto. Intanto ci stiamo preparando: ci vogliono le persone giuste, con la giusta expertise. Per questo investiamo sui giovani: abbiamo bisogno di figure nuove e competenti per entrare nella nuova era di Peserico.
(a cura della Redazione, FashionMagazine)