Il retail supera le stime: nel 2021 aperture a +8%
C’è aria di ripresa per il retail italiano. E a fare la parte del leone questa volta c’è il settore abbigliamento che è stato il più penalizzato dalla fase Covid.
C’è aria di ripresa per il retail italiano. Secondo l’analisi semestrale condotta da Confimprese, nel corso del 2021 apriranno 828 nuovi punti vendita, con un incremento di quasi l’8% rispetto al numero di negozi attuale, e superiore alle attese di inizio anno. A fare la parte del leone questa volta c’è il settore abbigliamento che è stato il più penalizzato dalla fase Covid.
Secondo il report, infatti, il settore con il maggior numero di aperture previste è abbigliamento/accessori con 190 punti vendita, seguito dalla ristorazione con 185, quindi da casa/complementi d’arredo con 109. Seguono cura persona/beauty, servizi, elettronica/telefonia, entertainment. A livello geografico è la Lombardia ad aggiudicarsi la maggioranza delle aperture (60%) sia nel segmento abbigliamento/accessori sia in quello della ristorazione. Seguono Lazio e Campania, scelte da circa un terzo delle aziende (28%).
Seppur messo a dura prova nel 2020 e inizio 2021 dalle continue restrizioni, il canale dei centri commerciali conferma comunque la sua importanza strategica a livello distributivo: è il primo canale per l’apertura di nuovi punti vendita, con il 38% delle nuove aperture. Seguono le vie dello shopping delle grandi città, con un’incidenza delle nuove aperture che dovrebbe aumentare di circa 3,5 punti percentuali nel secondo semestre 2021 rispetto al primo semestre. Stabili rispetto alle stime del primo semestre i negozi di prossimità nelle città di provincia (16%), e migliorano di un punto percentuale gli outlet 8 per cento. Resta ancora in forte difficoltà il canale travel, penalizzato dalla pandemia e indicato come canale di apertura nel secondo semestre solo dall’1% dei retailer.
Migliora anche il trend delle chiusure. Entro fine anno il numero di negozi che hanno abbassato la saracinesca dovrebbe attestarsi a quota 255 contro le 428 previste a inizio anno, con una concentrazione maggiore nella prima metà dell’anno. Le maggiori chiusure nel totale anno si registrano nell’entertainment pari al 5,7% della rete. Seguono abbigliamento/accessori pari al 3% della rete, ristorazione (1,6% della rete), elettronica/telefonia (2,9% della rete), cura persona/beauty (2,7% della rete).
Secondo il 35% dei retailer, la ragione principale delle chiusure è legata alla razionalizzazione delle reti già in corso da anni, mentre il 19% mette in primi piano i costi eccessivi della location. Per un terzo dei coinvolti, l’andamento della crisi sanitaria riduce l’effetto sulle previsioni di chiusura, grazie a una ripresa delle vendite.
(a cura della Redazione, PambiancoNews)