Buccellati compie 100 anni, apre una nuova sede a Milano e fa progetti a lungo termine
Il marchio nato nel 1919 è stato rilanciato anche grazie al colosso svizzero del lusso Richemont - Presidente onorario e direttore creativo è Andrea, nipote del fondatore Mario.
Il marchio nato nel 1919 è stato rilanciato anche grazie al colosso svizzero del lusso Richemont - Presidente onorario e direttore creativo è Andrea, nipote del fondatore Mario
A volte servono uno sguardo e un aiuto esterno per far comprendere alle persone, o alle aziende, quali siano i rispettivi punti di forza. O di debolezza, magari persino gli errori. Buccellati lo sguardo lo attira da sempre: nel 2019 il marchio ha compiuto cento anni e non ha mai smesso di esercitare fascino su chi ama i gioielli e gli oggetti in argento. Non è mai venuto a mancare neppure il favore del mercato, italiano e internazionale. Incomprensioni e divisioni famigliari e la necessità di ingenti capitali per competere a livello globale avevano però impedito la crescita di Buccellati non in termini di notorietà, ma di fatturato. Il forte cambiamento iniziò nel 2013 con l’ingresso in Buccellati del fondo Clessidra, al quale subentrò nel 2017 la cinese Gangtai Holding, che nel settembre 2019 vendette a Richemont: il gruppo svizzero del lusso si è rivelato cruciale per attraversare i mesi più difficili della pandemia, continuando a concentrarsi sui progetti a medio e lungo termine.
La sede nel centro storico di Milano
«L’inaugurazione della nuova sede di Milano, in un palazzo disegnato da Pietro Portaluppi (famoso anche per villa Necchi Campiglio, oggi di proprietà del Fai, ndr) ha un forte valore simbolico - spiega l’amministratore delegato di Buccellati Gianluca Brozzetti –. Primo, perché fu costruito nel 1919, lo stesso anno in cui Mario Buccellati fondò l’azienda. Secondo, perché conferma la volontà di guardare al futuro con ottimismo e con tutti i mezzi necessari per accelerare lo sviluppo globale». A seguito del passaggio a Richemont è avvenuto un altro fatto importante: il completamento della riunificazione dell’azienda, con l’acquisizione dello storico negozio Buccellati in via Condotti a Roma, aperto da Mario Buccellati nel 1926, ma che apparteneva a un ramo della famiglia discendente di Federico Buccellati, uno dei quattro figli del fondatore. Richemont ha avuto l’intelligenza e lungimiranza di lasciare un ruolo importante ai discendenti di Mario Buccellati: il nipote Andrea, figlio di Gianmaria, fratello di Federico, è oggi presidente onorario e direttore creativo dell’azienda.
La forza immutata del marchio
«Come in tutte le famiglie numerose e passionali, potrei dire, la nostra ha avuto i suoi dissapori interni e negli anni i quattro figli del fondatore, tra i quali mio padre Gianmaria e mio zio Federico, avevano preso strade diverse – spiega Andrea Buccellati –. Ma l’amore per l’arte orafa e la consapevolezza di quanto siano preziose l’impostazione e le intuizioni avute da mio nonno all’inizio del secolo scorso, hanno fatto sì, quasi magicamente, che il marchio Buccellati non abbia mai perso smalto, che il patrimonio di notorietà tra i clienti di tutto il mondo non sia andato perduto».
Il ruolo della famiglia fondatrice
Con Andrea Buccellati lavorano altri membri della famiglia, a partire dalla figlia Lucrezia, che lo affianca nel processo creativo. A Gianluca Brozzetti spetta il compito di gestire la crescita, in sintonia con la proprietà: «Richemont possiede numerose maison di alta orologeria e gioielleria, come Cartier e Van Cleef&Arpels – ricorda l’amministratore delegato –. Johann Rupert, presidente di Richemont, sa che Buccellati arricchisce il portafoglio senza sovrapporsi ad alcun marchio e dà accesso al segmento dell’argenteria: oggetti artistici nonché art de la table, che stiamo rinnovando affiancando l’argento a materiali come vetro di Murano o bambù».
L’unicità dello stile Buccellati
L’ispirazione di ogni creazione Buccellati resta quella del fondatore, che recuperò le tecniche orafe risalenti all’antica Grecia, al Medioevo e al suo periodo storico preferito, il Rinascimento e fu definito da Gabriele d’Annunzio “il principe degli orafi”. Ma la maison ha saputo rivedere i suoi codici per restare sempre contemporanea. «L’ampliamento dell’offerta in argento risponde all’evoluzione del gusto e delle esigenze – aggiunge Brozzetti –. Lo stesso vale per le novità nella gioielleria: abbiamo introdotto linee in argento e proposto in versioni più sottili i nostri famosi anelli e bracciali. In questo modo raggiungiamo anche target più giovani, con entry price intorno a mille euro. Ben inteso, lasciando la possibilità di arrivare a valori intorno al milione di euro».
(a cura di Giulia Crivelli, Redazione Il Sole 24 Ore)